Il Faggio, Fagus sylvatica, sinonimo Fagus moesiaca, chiamato anche Faggio occidentale, è un grande albero appartenente alla famiglia delle Fagaceae, il cui nome di genere Fagus deriverebbe dal greco faghein (= mangiare), per i suoi frutti
eduli che possono alimentare il bestiame; il nome di specie sylvatica da sylva (= selva, bosco), in ovvio riferimento ai luoghi boscosi in cui cresce.
Pianta tipicamente montana, il Faggio predilige zone fresche e umide, non tollerando siccità e caldo eccessivo, né gelate, per cui il suo habitat è situato solitamente ad altitudini montane entro i 1800-2000 metri, anche se può crescere in zone di pianura purché fresche, umide e ventilate per favorire l'impollinazione, che nel Faggio è anemofila, cioè operata dal vento che trasporta il
polline da un esemplare all'altro.
Diffuso in tutta Europa, in Italia è presente sulle Alpi e gli Appennini a quote di circa 1000-1700 metri, e fino a 2000 metri; in Sicilia sulle Madonie, gli Ebrodi e l'Etna, a quote di almeno 800-1000 metri; è assente allo stato naturale in Sardegna dove è stato introdotto come silvicoltura ma a quote di almeno 1200-1800 metri in consorzi con Agrifoglio e Taxus baccata.
In Italia sono presenti diverse antiche faggete, che nel 2012 sono state definite "patrimonio dell'umanità" dall'UNESCO.
Il Faggio è un albero monumentale che sviluppa un fusto dritto, colonnare, che può raggiugere l'altezza di 35-40 metri, e il diametro di 1-2 metri, con chioma rigogliosa molto fitta ramificata che scherma i raggi solari, corteccia grigio cenere chiaro con striature orizzontali biancastre, solitamente liscia e abbastanza sottile, che presenta spesso formazione di licheni.
Il Faggio è una pianta caducifoglia, e le sue foglie decidue sono ovali, alterne e brevemente picciolate, lucide, color verde brillante sulla pagina superiore, più chiare in quella inferiore, col margine ondulato e nervature evidenti; in autunno, prima di cadere, assumono una colorazione vivace che va dal giallo oro, al rosso-arancio, al rosso-bruno, fino al rosso-violetto, conferendo al paesaggio nelle faggete una aspetto pittorico suggestivo assai gradevole, specie quando sono presenti differenti varietà.
La pianta è monoica (fiori maschili e femminili sullo stesso esemplare) con fiori maschili posti in cima a rametti, riuniti in amenti tondi e penduli per lunghi piccioli, quelli femminili eretti e accoppiati a due a due in una capsula spinosa (pericarpo), non pungente, chiamata "cupola", che a maturazione diviene legnosa.
Il Faggio è un albero molto longevo che può vivere 200-300 anni e inizia a produrre i frutti, chiamati faggiole o faggine, solo dopo i 60-80 anni, con produzione discontinua, solitamente una abbondante alternata a una più scarsa, ma ogni 15 anni la produzione diventa veramente cospicua.
Il frutto contiene i semi, acheni trigoni di colore rossiccio con pericarpo coriaceo, molto ricercati dagli animali selvatici del bosco, e utilizzati dall'uomo , privati del pericarpo tossico, per l'alimentazione animale; essi contengono un olio utilizzato un tempo per l'illuminazione, commestibile e gradevole se i semi sono spremuti sbucciati, che anticamente per necessità poteva costituire un ottimo succedaneo dell'olio d'
Oliva di assai lunga conservazione, inoltre i semi si macinavano per farne farina, o venivano tostati e utilizzati come surrogato del
caffè.
Gli involucri delle faggiole, bolliti, tingono i tessuti di colore giallo.
I semi, cadendo sul terreno, germogliano subito, perciò alla base degli esemplari adulti si trovano spesso polloni e giovani piantine, che possono rinnovare la faggeta se allevata a "bosco ceduo", col taglio periodico degli esemplari di media altezza, per ottenere carbone e legna da ardere.
Se la faggeta è allevata a "fustaia" gli alberi si lasciano crescere per più anni ad alto fusto e tagliati in seguito per ricavare un legno pregiato, e alla base dei tronchi tagliati si formano nuovi polloni, cioè
germogli vigorosi che rinnovano la pianta e così si ricostituisce la faggeta. Il legno del Faggio è di buona qualità e presenta tonalità calde dai riflessi rosati con sfumature di giallo che gli conferiscono luminosità e lo rendono molto gradevole alla vista, e perciò adatto per costruire mobili, parquet, serramenti, librerie, costruzioni navali, e un tempo per fare una carta pregiata.
Il legno è idoneo anche per la tornitura, e per produrre accessori per l'igiene personale, come spazzole con setole naturali di Tampico o Sisal, usate per effettuare la tecnica della
spazzolatura a secco della pelle.
Nell'antichità il Fagus sylvatica era considerato un albero sacro, infatti Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia narra che nel bosco sacro che circondava il tempio di Diana, ci fosse un Faggio adorato dal sacerdote custode del tempio come la personificazione della dea, di cui egli era lo sposo.
Inoltre descrisse l'uso delle ceneri di Faggio per rendere i
capelli rossicci.
Le parti del Faggio usate in fitoterapia sono la corteccia, i semi, e le foglie, in particolare le gemme fresche, cioè la parte embrionale meristematica dotata di maggiori potenzialità rispetto alle parti di pianta più mature, utilizzate sotto forma di gemmoderivato (macerato glicerico).
Le gemme contengono un complesso di sostanze quali auxine, enzimi, citochine, gibberelline (ormoni e fattori di crescita proprie dei vegetali), che conferiscono proprietà
antistaminiche,
drenanti e di stimolo verso gli
organi emuntori specifici per contrastare la
ritenzione idrica e la
cellulite, stimolano la fisiologica funzionalità renale e contrastano la formazione di
renella (sabbia renale) e di
calcoli renali, svolgono un effetto detossificante che purifica l'organismo da tossine e metaboliti di rifiuto che potrebbero indurre infiammazione o
allergia, mentre le sostanze
antiossidanti agiscono contro l'azione dannosa dei
radicali liberi e riducono il precoce invecchiamento cellulare e cutaneo.
Il gemmoderivato di Faggio è perciò indicato in presenza di ritenzione idrica, cellulite, renella,
calcolosi renale, sindromi allergiche, e nel
sovrappeso verso il quale potrebbe contribuire a una regolazione dei centri dell'appetito favorendo una maggiore aderenza al regime dietetico.
L'infuso delle foglie svolge un'azione
depurativa e
astringente, indicata per le pelli grasse e impure; tradizionalmente le foglie del Faggio erano usate come impacco del decotto per lenire scottature e irritazioni della pelle, e per decongestionare gli orzaioli.
Con le ceneri del legno si realizzavano unguenti disinfettanti.
Il decotto della corteccia, fonte di composti bioattivi fenolici, quali catechina, epicatechina,
quercetina, procianidine, acido cumarico e siringico, è indicata come antinfiammatorio,
antisettico e balsamico per calmare la febbre e la tosse.
Il carbone ottenuto dalla combustione del legno costituisce un buon antiacido e può essere usato come assorbente intestinale contro
gonfiori e
flatulenza.
In cosmetica il Faggio entra nella formulazione di creme per il viso come drenante e tonificante a livello tissutale e in situazioni di ipersensibilità epidermica; nelle creme per il corpo agisce come anticellulite, rassodante e tonificante delle gambe.
Dal legno, mediante distillazione, si estrae una secrezione scura e catramosa chiamata "catrame di Faggio", indicata in dermatologia come disinfettante, antimicrobico, cheratoplastico, anti-pruriginoso, anti-irritativo,
parassiticida per l'elevato contenuto fenolico, per trattare alcune malattie della pelle.
Il catrame entra nella composizione di shampoo per contrastare la
dermatite seborroica, la
psoriasi, la forfora, ma la sua azione particolarmente energica va dosata alternandola ad altri shampoo delicati.
In generale l'uso di cosmetici a base di catrame vegetale può manifestare reazioni irritative e fotosensibilizzazione, per cui deve essere usato a basse concentrazioni e non per periodi prolungati, e non utilizzato su cute irritata o lesa.