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INTOSSICAZIONI ALIMENTARI: RIMEDI NATURALI PER PREVENIRLE E DEPURARE L'ORGANISMO DALLE TOSSINE



Intossicazioni alimentari
Le intossicazioni alimentari, definite anche tossinfezioni (termine composto dalle parole tossico, in greco toxikòn = veleno, e infezione, in latino infectio = processo morboso causato da microrganismi patogeni), sono infezioni o infiammazioni gastrointestinali acute causate dal consumo di cibi o bevande contenenti diversi agenti patogeni, solitamente batteri, virus, parassiti, oppure da sostanze velenose di natura chimica ingerite per errore, o perché se ne ignora la pericolosità, come avviene talvolta con l'ingestione di funghi velenosi scambiati per specie commestibili, o piante tossiche confuse con altre specie innocue (recente è il caso di cronaca relativo a persone che, andando "per erbe" in campagna abbiano scambiato, e mangiato, la Mandragora, tossica e allucinogena e perfino letale nei casi più gravi di intossicazione, per l'innocua Bietola), o ancora da alimenti contaminati da pesticidi utilizzati in agricoltura e adoperati in modo errato, i cui residui possono causare intossicazioni anche molto serie.

L'intossicazione alimentare propriamente detta concerne gli effetti causati dalle tossine, cioè le sostanze tossiche prodotte dall'agente patogeno, per cui i sintomi da avvelenamento scatenati nell'organismo sono da imputare specificamente ad esse. Tossine infatti è il termine con cui ci si riferisce a una sostanza nociva prodotta da un organismo animale, vegetale o microbico.
Se l'agente che produce le tossine è contenuto in un alimento inquinato e riesce a stabilirsi nell'apparato digerente, si può parlare più propriamente di infezione alimentare.
Schematicamente possiamo definire:
  • infezioni alimentari quelle causate da microrganismi patogeni

  • intossicazioni alimentari quando causate da tossine

  • tossinfezioni quando la causa è la sintesi delle due, cioè batteri e tossine insieme, come ad esempio nel caso dei batteri Escherichia coli, o Clostridium botulinum (Botulino), che infettano l'organismo e producono le loro peculiari tossine, anche particolarmente pericolose per la salute umana.

La contaminazione degli alimenti può avvenire in vari modi, come attraverso le mani sporche durante la loro manipolazione, o deponendo i cibi su superfici di lavoro inquinate e poco pulite, o usando attrezzi come taglieri o coltelli sporchi, e ancora quando gli operatori addetti alla manipolazione degli alimenti sono affetti da infezioni delle vie aeree, o da salmonellosi o altri agenti infettivi, o siano poco attenti all'igiene personale.
L'inquinamento può avvenire inoltre se l'alimento già preparato viene lasciato in ambiente caldo, o infestato da insetti o roditori e altri eventuali parassiti. Alimenti consumati crudi o poco cotti costituiscono inoltre un rischio maggiore, perché possono essere contaminati all'origine, come uova crude contaminate da Salmonella (Salmonella enteriditis), che costituiscono un rischio biologico, oppure l'intossicazione può essere provocata da residui di sostanze chimiche, insetticidi o disinfettanti proibiti, a cui sono stati sottoposti i polli illecitamente.

Perché la tossinfezione si manifesti è indispensabile che l'alimento sia contaminato in quantità sufficiente, definita "dose infettante minima", a superare le barriere difensive dell'organismo ospite.
Per prevenire le intossicazioni alimentari sono fondamentali le indispensabili norme igieniche, che possiamo riassumere in 5 punti basilari.
  1. Lavarsi spesso le mani, specialmente prima di manipolare gli alimenti, e rilavarle di frequente durante la manipolazione. In particolare: lavare le mani dopo essere stati in bagno; lavare le superfici di lavoro e gli attrezzi di cucina che andranno in contatto con gli alimenti, e mantenere pulite le dispense; bonificare e tenere lontani dagli ambienti di lavoro insetti, roditori e altri animali (anche gatti e cani domestici).

  2. Separare gli alimenti crudi da quelli cotti: carne, pollame, pesce crudo devono essere separati da altri cibi; attrezzatura e utensili (taglieri, coltelli) devono essere usati separatamente per manipolare i prodotti crudi e quelli già cotti; i diversi alimenti devono essere riposti in contenitori idonei chiusi, per evitare il contatto fra cibi crudi e cibi cotti, o comunque già preparati e pronti al consumo.

  3. Mantenere gli alimenti alla giusta temperatura: non lasciare i cibi cotti a temperatura ambiente per più di due ore, meglio riporli nel frigorifero se l'ambiente è caldo; raffreddare rapidamente e riporre in frigorifero (al di sotto dei 5° C) cibi cotti e/o deperibili (il frigorifero deve essere inoltre lavato spesso e mantenuto pulito); non conservare troppo a lungo alimenti, anche se posti in frigorifero; non scongelare i prodotti a temperatura ambiente.

  4. Cuocere bene gli alimenti: cuocere completamente per un tempo adeguato gli alimenti, in particolare carne rossa, pollame, uova, pesce, poiché gli alimenti crudi possono essere causa di intossicazione, se mantenuti in condizioni igieniche dubbie o nei climi caldi; i cibi cotti in precedenza devono essere riscaldati completamente prima del consumo.

  5. Utilizzare acqua e materie prime sicure; lavare accuratamente frutta, verdura e ortaggi, specie quelli da consumare crudi, lasciandoli a bagno in acqua e bicarbonato di sodio (1 cucchiaio colmo per 5 litri di acqua) per circa 15 minuti, quindi risciacquarli e strofinarli sotto l'acqua corrente, così da eliminare anche eventuali residui di pesticidi; scegliere cibi freschi e sani che abbiano subito poche o nessuna manipolazione; preferire cibi che abbiano subito trattamenti sanitizzanti per renderli sicuri, come ad esempio il latte pastorizzato.

I principali sintomi di una intossicazione alimentare si possono presentare a breve termine dopo l'ingestione di un alimento contaminato, oppure a distanza di tempo, a volte giorni, o anche settimane, a seconda dell'agente infettante e della tossina da esso prodotta. Anche la durata può variare da 1-2 giorni, fino a 10 o più giorni.
I sintomi più comuni vanno dal vomito, alla diarrea con dolori addominali crampiformi, a volte accompagnati da febbre e brividi.
Talvolta il disturbo, se lieve, guarisce spontaneamente, senza alcun trattamento specifico; ma spesso richiede ed è comunque consigliabile un intervento medico, e talvolta, anche se più raramente, assume una pericolosità associata a gravi complicanze.
Se i sintomi persistono per più di qualche ora è sempre opportuno consultare il medico.

Quando l'intossicazione è causata dalla tossina botulinica (tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum) è indispensabile rivolgersi immediatamente a una struttura sanitaria, poiché è estremamente pericolosa: i suoi sintomi si manifestano solitamente fra le 12 e le 36 ore, e possono, nei casi più gravi, avere esito infausto. I sintomi caratteristici del botulismo, che possono durare da 12 a oltre 70 giorni, e avere strascichi per lunghi periodi, sono tipici della paralisi neurale e determinano visione confusa e sdoppiata, difficoltà nella deglutizione e della parola, debolezza muscolare, fino all'insufficienza respiratoria per paralisi dei muscoli coinvolti nella respirazione (per cui è indispensabile ricorrere immediatamente alla respirazione assistita), fino alla morte se non si interviene tempestivamente.
E' opportuno soffermarsi su questo argomento, in quanto il Botulino è un microrganismo anaerobio (sopravvive in assenza di ossigeno) e le sue spore sono molto diffuse nell'ambiente; può essere presente nei cibi inscatolati e conservati, in particolare quelli di produzione domestica, come le verdure sott'olio se non hanno un sufficiente grado di acidità e non vengono sterilizzate per un tempo adeguato, anche perché la contaminazione da Botulino non provoca solitamente particolari alterazioni del prodotto, perciò è ancora più subdola e pericolosa.
Oltre all'osservanza scrupolosa delle norme igieniche nella preparazione degli ingredienti, è necessaria una giusta salatura del cibo da conservare, e soprattutto che l'acidità sia a un pH sopra 4,6: questa si ottiene facendo bollire le verdure con acqua e aceto, o meglio ancora con vino bianco e aceto al 50%, prima di metterle sott'olio, e inoltre si possono aggiungere erbe e spezie aromatiche che hanno anche proprietà antisettiche come i Chiodi di garofano, la Cannella, l'Alloro, i semi di Senape, la scorza di Limone, o l'Aglio. Le confezioni che all'apertura si presentino gonfie o comunque alterate, anche se non presentano odore sgradevole, devono essere comunque sempre eliminate.

Tè verde Bancha
Tè verde Bancha
Se, nonostante le precauzioni adottate, comunque si incorre in una intossicazione, oltre a seguire le disposizioni del proprio medico, è opportuno aumentare la quota di liquidi ingeriti giornalmente per incrementare la diuresi e favorire la depurazione mediante l'emuntorio renale, oltre a reidratare l'organismo, specie se l'intossicazione ha causato diarrea che può aver contribuito a disidratarlo.
Aumentando l'apporto di liquidi, è indicato anche introdurre zuccheri e sali minerali per reintegrare quelli perduti.
Consigliato il consumo di tisane e infusi detossinanti e drenanti, varie tipologie di tè, come il tè nero classico, il tè verde, e il tè Bancha, un particolare tè verde giapponese dalle particolari proprietà depurative e antiossidanti.
In caso di diarrea, sono inoltre consigliati prodotti naturali utili per contrastarla, rispettando e riequilibrando la funzionalità dell'intestino, a base di estratti vegetali come Agrimonia, Mirtillo nero, Sambuco, Limone.
Può essere utile anche associare l'uso di prodotti naturali antiemetici per evitare nausea e vomito, con estratti di Zenzero, Curcuma, Melissa.

Cardo mariano
Cardo mariano
Si può inoltre coadiuvare l'eventuale terapia prescritta con l'assunzione di fitoterapici che contribuiscano ad alleggerire il lavoro di depurazione del fegato dalle tossine, per favorire la loro eliminazione.
La pianta di elezione per supportare la disintossicazione epatica e facilitare la rigenerazione dell'epatocita (la cellula epatica) è indubbiamente il Cardo mariano, il cui principio attivo contenuto nei frutti (normalmente chiamati semi) è la silimarina, che esplica un'azione antiepatotossica, epatoprotettiva, colagoga-coleretica che favorisce la digestione, di dimostrata capacità disintossicante e antinecrotica (riduce la degenerazione delle cellule epatiche); la silimarina contrasta la degenerazione grassa del fegato (steatosi), e aiuta a riportare nella norma il valore delle transaminasi, se elevate a causa dell'intossicazione alimentare.
Curcuma
Curcuma
Un'altra pianta disintossicante e depurativa a cui si può ricorrere per favorire la disintossicazione del fegato è la Curcuma, dall'attività rigenerante epatica, utile anche per ridurre l'epatotossicità di alcuni farmaci e di altre eventuali sostanze chimiche introdotte.
Anche Carciofo, Rosmarino e Genziana stimolano la funzione di emuntorio del fegato aiutando a purificarlo, mentre l'Aloe contribuisce alla depurazione a livello intestinale, insieme alla Cicoria, che favorisce l'equilibrio della sua flora batterica per il contenuto di inulina, fibra prebiotica che alimenta i batteri "buoni" promuovendo l'eubiosi intestinale, azione che può essere potenziata dall'assunzione prolungata di fermenti lattici probiotici, per arricchire la flora intestinale danneggiata e depauperata dall'intossicazione e dalla diarrea.
Utile inoltre l'aminoacido solforato N-Acetil Cisteina (NAC), che stimola la sintesi endogena del glutatione e del glutatione perossidasi, la principale molecola antiossidante enzimatica intracellulare e disintossicante epatica, fondamentale per l'eliminazione dei metalli pesanti tossici.
Anche le vitamine del gruppo B naturali estratte dal Cardo mariano, oltre alle loro numerose funzioni enzimatiche, promuovono la sintesi del glutatione.

Una volta ristabilito l'equilibrio intestinale e superata la fase critica dell'intossicazione, si procederà quindi a ripristinare l'alimentazione, associando alle tisane e al tè dei centrifugati o dei succhi di frutta e verdure, preferibilmente preparati in casa e non industriali, e successivamente si potranno introdurre cibi leggeri, digeribili, e poveri di grassi.
Sarà opportuno inoltre attendere qualche tempo prima di riprendere l'abituale alimentazione.

Dott.ssa Marina Multineddu

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