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LE PROPRIETÀ FITOTERAPICHE DELLA CALENDULA



Calendula
La Calendula, Calendula officinalis, è una pianta erbacea originaria del Nord Africa; in Italia cresce spontanea dalla zona mediterranea fino alle zone submontane, nei prati, nei campi incolti e nei luoghi erbosi. Appartiene alla famiglia delle Composite ed è coltivata anche nei giardini, che adorna con i suoi bei fiori simili a grosse margherite (capolini) che variano dal giallo zolfo al giallo oro, fino all'arancione acceso.
Il nome Calendula deriva dal latino "calendae" che per i Romani indicava il primo giorno di ogni mese, e probabilmente allude al fatto che questa pianta, assai rustica e resistente, inizia la sua fioritura in primavera, e continua a fiorire praticamente per tutto l'anno.
Con altre Composite, come il Tarassaco e la Cicoria, condivide l'eliotropismo positivo (dal greco helios = sole e tropos = direzione): i suoi fiori infatti seguono il corso del sole, rivolgendosi da est verso ovest, mano a mano che il sole si sposta nel cielo.
In inglese è chiamata Marigold, in tedesco Ringelblume, in francese Souci, che è una probabile contrazione dell'antica parola latina solsequium (= che segue il sole) che nella parlata popolare col tempo divenne sosli, poi soulsi, e infine souci) poiché i fiori, oltre che seguirne il movimento, sbocciano al sorgere del sole e si chiudono al tramonto. In Italia il nome popolare Fiorrancio (da fiore e arancio) è derivato proprio dal suo intenso colore aranciato.
La Calendula è anche una pianta tintoria casalinga, che dà un bel color crema per decozione dei suoi fiori, e fornisce anche una sorta di colorante alimentare non tossico, talvolta utilizzato per esaltare il colore del burro.

Le proprietà della Calendula per uso esterno



L'uso fitoterapico più comune della Calendula è quello esterno, sotto forma di pomata, per accelerare la cicatrizzazione e stimolare la granulazione del tessuto epidermico in caso di piaghe, ustioni, piccole ferite, abrasioni, geloni: la Calendula infatti ottimizza l'irrorazione sanguigna della cute, migliorandone così il trofismo, e manifestando inoltre un'attività batteriostatica.
Le proprietà vulnerarie, antinfiammatorie e immunostimolanti sembrano attribuibili all'elevata quantità di carotenoidi contenuti nei fiori di Calendula, al cui olio essenziale sono riconosciute proprietà antibatteriche, antimicotiche e antivirali.

Per il contenuto in flavonoidi sono inoltre attribuite alla Calendula attività emollienti, lenitive, rinfrescanti e riepitelizzanti, grazie all'azione di normalizzazione del microcircolo tissutale. L'uso esterno della pomata alla Calendula è quindi consigliato in caso di pelle secca e delicata, screpolata, facilmente arrossabile: le sue mucillagini svolgono una specifica azione protettiva ed emolliente, con una capacità filmogena che isola la pelle irritata e ne modula il grado di umidità, per cui se ne consiglia l'uso anche per le dermatiti da pannolino, e come trattamento protettivo pre-sole, e lenitivo doposole.
Vorrei sottolineare l'eccellente azione in caso di geloni, sia delle mani che dei piedi, che spesso la sola pomata alla Calendula risolve in breve tempo, costituendo anche un valido presidio per prevenirli, se utilizzata con continuità all'inizio della stagione fredda, e per tutto l'inverno.

L'infuso dei fiori di Calendula, o la soluzione idroalcolica diluita in acqua, sono utilizzati con frequenza nei paesi di cultura tedesca per fare gargarismi e sciacqui, per le affezioni delle mucose della bocca e della gola, in caso di stomatiti, gengiviti, afte, tonsilliti e faringiti.

Le proprietà della Calendula per uso interno



Piante di Calendula
Meno conosciuto, ma non per questo meno importante, è l'uso interno della Calendula, generalmente sotto forma di soluzione idroalcolica da assumere diluita in acqua.
La più importante azione riconosciuta ed accertata è quella emmenagoga, che ne consiglia l'uso in caso di dismenorrea e alterazioni del ciclo mestruale, del quale diminuisce, spesso fino ad eliminarli, i fenomeni dolorosi, anche importanti.
Contro i dolori mestruali, la Calendula va assunta nei 10-15 giorni che precedono il ciclo, ogni mese, per diversi mesi (anche 5-6); quindi se ne diminuisce gradualmente il dosaggio e il numero dei giorni di assunzione, per verificare se si può sospendere o se è necessario continuare ancora, vista l'innocuità e l'assenza di controindicazioni.
L'uso interno della Calendula infatti non solo non presenta effetti negativi, ma è utile come riepitelizzante della mucosa gastrica, azione attribuibile all'alto contenuto di caroteni, e come antispasmodico e coleretico in caso di patologie epatiche e delle vie biliari. Questa proprietà è stata da sempre largamente utilizzata dalla medicina popolare, ed è stata in seguito confermata da studi che sottolinearono la sua efficacia, nello stimolo della secrezione biliare.

A titolo di curiosità, ricordiamo che l'uso popolare della Calendula ha origine nell'antica teoria della signatura di Paracelso, la quale affermava che si può curare una malattia che colpisce una determinata parte del corpo, con una pianta che riproduce, nella forma o nel colore, proprio quella parte del corpo: la Calendula ha un colore arancio intenso che ricorda il colore della bile secreta dal fegato (come anche le radici di Curcuma, di cui abbiamo parlato nell'articolo del mese scorso), ed è utilizzata proprio per facilitare la secrezione della bile e per i disturbi e le intossicazioni epatiche.
Un altro esempio è l'Eufrasia, utile per le infiammazioni degli occhi (è infatti chiamata "erba degli occhi"), che ha il fiore dotato di una piccola macchia che ricorda la forma di un occhio, oppure il Capelvenere, che era utilizzato per la cura dei capelli, e che presenta steli che portano le foglioline neri, sottili e lucidi proprio come capelli.
Naturalmente questa teoria non ha alcun fondamento scientifico, ma rappresenta solo una curiosità storica.

Dott.ssa Marina Multineddu

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