BILE E CALCOLI BILIARI: PRESERVARE LA SALUTE DEL FEGATO E DELLA CISTIFELLEA CON LE ERBE AMARE E DEPURATIVE 15-09-2019 (Aggiornato 05-10-2023) - Dott.ssa Marina Multineddu |
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Il fegato, la cistifellea e la bile Nel fegato avvengono migliaia di reazioni chimiche con differenti e numerose finalità, delle quali, sintetizzando, le più significative sono:
La complessità delle funzioni svolte dal fegato è tale che non è stata ancora ideata una macchina che lo possa sostituire, almeno temporaneamente, come avviene per i reni (dialisi), o per i polmoni (ossigenazione del sangue tramite la macchina cuore-polmone). In questo articolo esamineremo in particolare la funzione secretiva della bile, una sostanza prodotta dal metabolismo delle cellule epatiche, gli epatociti. La bile è prodotta dal fegato e, durante la digestione, scorre attraverso due canali, i dotti epatici destro e sinistro, i quali confluiscono nel dotto epatico comune, e da qui viene escreta nel coledoco, un dotto unico che sfocia infine nel duodeno, la prima parte dell'intestino tenue, mediante un muscolo a forma di anello, lo sfintere di Oddi (dal medico Oddo degli Oddi 1478-1558), che ne governa il flusso, impedendo inoltre il reflusso del contenuto duodenale nel coledoco. Durante il digiuno, quando non è in atto la digestione, la bile, invece di imboccare la via del coledoco, devia verso il dotto cistico che la introduce nella cistifellea, o colecisti (dal greco cholè = bile e kystis = vescica), detta anche vescichetta biliare, un organo dell'apparato digerente annesso al fegato e situato nella sua faccia inferiore nel cosiddetto "letto della colecisti", che rappresenta un serbatoio di riserva e concentrazione per la bile, da cui verrà espulsa al momento opportuno durante le fasi digestive. La cistifellea ha la forma di un piccolo sacchetto oblungo come una piccola pera, lungo 10 centimetri, che contiene circa 50 ml di bile. Quando il cibo già parzialmente elaborato nello stomaco, il chimo, che si presenta liquido e acido, giunge nel duodeno, una serie di segnali ormonali e nervosi induce un aumento della secrezione biliare (azione coleretica) e stimola la contrazione della cistifellea (azione colagoga), con un contestuale rilassamento dello sfintere di Oddi che favorisce il fluire della bile, che è alcalina, o basica, a pH fisiologico 6,8-8, nel duodeno dove si mescola al chimo, riducendone l'acidità originatasi nello stomaco per la presenza dei succhi gastrici. L'organismo produce ogni giorno circa 500-600 ml di bile, quantità che può aumentare in base alla qualità della dieta e al suo contenuto di grassi fino a 1000-1500 ml; nella cistifellea la bile subisce un riassorbimento di acqua e di minerali, portando il suo volume a ridursi fino a circa 50 ml. Calcoli biliari Gli acidi biliari sono presenti soprattutto sotto forma di sali, e perciò sono definiti anche sali biliari, che rappresentano la maggiore componente organica della bile: essi facilitano la digestione rendendo i lipidi alimentari, le vitamine liposolubili e il colesterolo più facilmente assorbibili dall'intestino, mediante un'azione tensioattiva che produce una loro fine emulsione in micelle che li rende meglio aggredibili dalle lipasi, gli enzimi pancreatici che si riversano anch'essi nel duodeno, precisamente nell'ampolla di Vater (dal medico tedesco Abraham Vater, 1684-1751), una piccola cavità in cui sfociano sia il dotto biliare coledoco, che il dotto pancreatico (dotto di Wirsung, da Johann Georg Wirsung, 1589-1643). I sali biliari si comportano come "detergenti biologici" che consentono di eliminare i composti potenzialmente tossici, come i metaboliti dei farmaci e i cataboliti di rifiuto, svolgendo una importante funzione detossinante. La bile esercita anche uno stimolo sulla peristalsi intestinale, agendo indirettamente da lassativo fisiologico, inoltre svolge un effetto antisettico verso la flora batterica che limita i fenomeni putrefattivi, oltre ad eliminare la bilirubina, un prodotto di scarto proveniente dalla degradazione dell'emoglobina e dei globuli rossi giunti a fine vita, che conferisce la colorazione verde-giallastra alla bile, e anche varie altre sostanze tossiche sia endogene che esogene. La patologia più frequente a carico della cistifellea è la calcolosi biliare, o colelitiasi (dal greco lìthos = pietra), che affligge l'umanità da millenni e di cui abbiamo testimonianza per il ritrovamento di una mummia egiziana, vissuta circa nel 1000 a.C., che ne era affetta. Anche attualmente la calcolosi biliare è una patologia molto frequente nel mondo occidentale. Calcoli biliari e coliche I più frequenti sono i calcoli di colesterolo, quando esso è prodotto in eccesso dal fegato, o l'alimentazione ne è troppo ricca: si forma perciò una soluzione sovra-satura che la bile non è più in grado di emulsionare e solubilizzare, con la conseguente formazione di cristalli di colesterolo, i quali, accumulandosi nella cistifellea si aggregano producendo i calcoli, che possono essere isolati, o numerosi, e talvolta anche piuttosto voluminosi, raggiungendo talora le dimensioni di alcuni centimetri. Se i calcoli rimangono all'interno della Cistifellea risultano solitamente asintomatici, non danno cioè segno della loro presenza, che generalmente si scopre in modo occasionale per accertamenti effettuati per altri motivi, ad esempio durante una ecografia. Se invece il calcolo, o i calcoli, formatisi nella Cistifellea si spostano e migrano verso i dotti biliari, possono ostruirli impedendo alla bile di fluire liberamente e provocando così una colica epatica, un evento infiammatorio solitamente piuttosto doloroso, scatenato spesso nelle ore notturne, in particolare dopo una lauta cena molto ricca di cibi grassi ed elaborati, e assunzione di alcool. L'evento, col tempo e se trascurato, può andare incontro a complicazioni, come ittero, pancreatite acuta, infezioni della colecisti, o altre complicanze di stretta pertinenza medica. La causa della calcolosi della Cistifellea può essere favorita da un'alimentazione particolarmente ricca di grassi, dall'obesità e dalla presenza di malattie metaboliche, dal sesso (in quello femminile è più frequente), da numerose gravidanze, dall'età, dal ristagno di bile densa nella cistifellea (il cosiddetto "fango biliare"), dall'etnia (alcune popolazioni, come quella indiano-americana e scandinava, ne sono più colpite); sembrerebbe accreditata anche l'ipotesi che vi sia una componente ereditaria, o familiare. Carciofo In tale evenienza l'organismo, privato del serbatoio di accumulo della bile, va incontro ad un processo di adattamento progressivo alla nuova situazione, mettendo in atto entro alcuni mesi un meccanismo di compenso, continuando a produrre come di consueto la bile da parte degli epatociti, ma, non essendoci più la cistifellea in cui la bile veniva immagazzinata, essa si accumulerà leggermente durante le fasi inter-digestive in tutto l'albero biliare, da cui fluirà nel duodeno al giungere del bolo alimentare dallo stomaco. Sarà opportuno perciò nei primi mesi adottare alcuni accorgimenti alimentari per scongiurare disturbi e difficoltà digestive, evitando i cibi ricchi di grassi ed elaborati (formaggi, uova, insaccati, ecc.), e riprendendo molto gradualmente una normale alimentazione, con l'avvertenza di evitare pasti eccessivi come quantità, in particolare della componente lipidica, e preferendo diversi piccoli pasti, distribuiti nella giornata. Tenuto conto di queste osservazioni, è palese che sia preferibile cercare di prevenire la formazione dei calcoli biliari, innanzi tutto mediante uno stile di vita salutare, che eviti l'instaurarsi di patologie che possono favorirne la formazione, come le malattie metaboliche (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, diabete di tipo 2); inoltre, è consigliabile suddividere, come abitudine di vita, l'introito alimentare quotidiano in più pasti sobri ed equilibrati, anche se più frequenti, piuttosto che concentrare i cibi in uno o due pasti sovrabbondanti, per evitare di sovraccaricare il lavoro del fegato e della cistifellea, costretti l'uno a produrre bile in quantità eccessiva, l'altra a riversarne una grande quantità (spesso non disponibile), tutta in una volta. I pasti frequenti provocano un più costante e graduale svuotamento della cistifellea, che subisce una sorta di "allenamento" che impedisce il ristagno del suo contenuto e la tendenza a formare il fango biliare, che è spesso il precursore dei calcoli biliari, riducendo perciò il rischio di formare calcoli. Tarassaco L'azione delle erbe amare mantiene una bile fluida e abbondante, ne evita gli ispessimenti contrastando la formazione del "fango biliare" e di conseguenza anche dei calcoli, stimola le contrazioni peristaltiche della cistifellea, ostacolandone le discinesie (disordine della motilità delle vie biliari), benefici che si manifestano inoltre col miglioramento della digestione, in particolare dei grassi, e con un miglioramento del fisiologico transito intestinale. Cardo mariano Se al contrario vengono somministrati a individui che presentano già calcoli biliari nella cistifellea, la maggior produzione di bile, abbondante e fluida per l'azione delle piante coleretiche e colagoghe, può aumentare il rischio di scatenare una colica, se essi sono posizionati in modo da ostruire i dotti escretori, che non potranno lasciar fluire liberamente l'abbondante bile prodotta, causando la contrazione delle vie biliari escretrici che tenderanno a svuotare la cistifellea, la quale risultando "troppo piena" tenderà in tutti i modi a svuotarsi aumentando i suoi movimenti peristaltici, generando forti dolori, e talvolta anche nausea o vomito. Curcuma Col tempo, diversi mesi, una volta "ripulita" e svuotata la cistifellea dal fango biliare, il dosaggio potrà essere aumentato e successivamente si potrà passare a piante dall'azione colagoga e coleretica più decisa, come il Rosmarino, il Tarassaco, la Curcuma, o il Cardo mariano che ha inoltre proprietà anti-epatotossiche, e tutte le altre piante a "tropismo epato biliare" (hanno cioè una particolare propensione per il fegato e le vie biliari). Questo favorirà una costante "pulizia" della cistifellea con una grande probabilità, se l'assunzione è ripetuta periodicamente e di frequente, di evitare di incorrere nella formazione di calcoli, e verosimilmente ne favorirà l'escrezione se ci fossero già concrezioni di piccole dimensioni, necessariamente inferiori al lume dei dotti escretori. La prevenzione con tali piante antiepatotossiche, coleretiche e colagoghe, depuratrici e disintossicanti epatiche, è consigliata per tutti, vista anche la grande diffusione di queste problematiche spesso ignorate, poiché il loro uso periodico in prevenzione migliora la funzionalità epatica, disintossica il fegato favorendo l'espulsione delle tossine e delle scorie metaboliche migliorandone il metabolismo, esercita un'azione epatoprotettrice intervenendo in particolare nel metabolismo delle scorie azotate che sono trasformate in urea (più facilmente eliminabile attraverso i reni). Evitando la stasi della bile inoltre facilita in generale la digestione, scongiura la pesantezza e la sonnolenza post-prandiale, e il gonfiore addominale. Dott.ssa Marina Multineddu |
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