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LA FITOTERAPIA DEI DISTURBI PROSTATICI



Uva ursina
Uva ursina

La Prostata



La prostata è un organo dalla struttura ghiandolare, posta sotto la vescica urinaria, che circonda la porzione iniziale dell'uretra maschile, cioè il condotto che dalla vescica porta le urine verso l'esterno perché vengano eliminate.
La sua funzione è quella di produrre un liquido dalla composizione chimica molto complessa, il liquido spermatico, che serve a veicolare gli spermatozoi prodotti dai testicoli, garantendo così la loro vitalità e motilità.

Con l'avanzare dell'età, la prostata può subire un lento e progressivo aumento di volume: questo si riscontra in oltre il 50% dei cinquantenni e quasi il 100% degli ottantenni. L'aumento di volume coinvolge la componente ghiandolare della prostata che, comprimendo l'uretra, ne riduce il lume rendendo difficoltosa la minzione.
Questo disturbo è definito ipertrofia prostatica benigna (IPB o BPH - Benign Prostatic Hiperplasia) ed è di essa che ci vogliamo occupare in questa sede.
Quando, con l'aumento del volume della prostata, la pervietà dell'uretra va via via riducendosi, la vescica urinaria reagisce all'aumentata resistenza al deflusso urinario con un aumento dello spessore della sua muscolatura liscia, compensando in parte la difficoltà ad urinare e garantendo così lo svuotamento completo della vescica.
Ma se l'iperplasia prostatica progredisce, l'aumento del tono vescicale, ottenuto con l'ipertrofia della sua muscolatura, diventa insufficiente a vincere la resistenza uretrale. Come conseguenza non si ottiene più lo svuotamento completo della vescica e fra una minzione e l'altra persiste nella vescica un residuo di urina, che può facilitare l'insorgenza di infezioni batteriche delle vie urinarie.

La sintomatologia dell'iperplasia prostatica benigna è naturalmente dovuta all'ostruzione dell'uretra e si manifesta con una diminuzione della forza e del calibro della minzione e da una pollachiuria, prevalentemente notturna. In certi casi questa alterazione della funzione urinaria si associa ad una sintomatologia irritativa, per cui si manifesta pollachiuria anche durante il giorno, sensazione di tensione anche dolorosa della vescica, talvolta bruciore, e urgenza imperiosa ad urinare.
Aumentando l'ostruzione e formandosi, come dicevamo, un residuo di urina nella vescica ad ogni minzione, se questo residuo aumenta come entità, si può andare incontro più facilmente ad episodi infettivi a carico della vescica e delle vie urinarie.

Questa sintomatologia naturalmente può presentarsi con un ampio ventaglio di gravità, per cui si potranno avere dei piccoli disturbi con i quali il paziente potrebbe tranquillamente convivere anche in assenza di trattamento, fino ai quadri più gravi che richiedono un intervento chirurgico.
Sarà naturalmente il medico a valutare quale potrà essere l'approccio giusto caso per caso: se può essere sufficiente un trattamento fitoterapico, e vedremo più avanti quali piante possono essere utilizzate, o sia indispensabile un trattamento farmacologico più aggressivo, o se invece sia da valutare la possibilità di un intervento chirurgico.

Le piante utili contro i disturbi prostatici



Echinacea
Echinacea
Nel caso in cui i sintomi e la situazione non richiedono trattamenti farmacologici specifici, la fitoterapia può essere un valido aiuto per tenere sotto controllo il disturbo prostatico, attenuandone i fastidiosi sintomi ed evitando anche che il disturbo progredisca aggravandosi. La fitoterapia può anche essere impiegata per affiancare il trattamento farmacologico, poiché può potenziarne i benefici, ed è anche consigliabile come trattamento preventivo da effettuarsi a cicli, due-tre volte l'anno, dopo i quarant'anni e oltre.
Quindi il trattamento fitoterapico sarà da preferire quando, valutata l'entità della patologia, il ricorso al trattamento farmacologico possa apparire non proporzionato o controindicato da situazioni specifiche, valutando anche i rischi legati agli effetti collaterali del prodotto che si intende somministrare.
Il trattamento fitoterapico mostra una grande tollerabilità e una pluralità dei siti di azione, come dimostra in particolare l'azione della Serenoa repens, una pianta che si usa specificamente per i disturbi prostatici, in quanto i suoi principi attivi agiscono contemporaneamente su diversi meccanismi patogenetici.
L'impiego dei fitoterapici nel trattamento della Ipertrofia Prostatica Benigna si basa sull'associazione di alcune piante, oltre alla Serenoa, come l'Ortica, l'Echinacea, i semi di Zucca, l'Uva ursina, il Cranberry, che sfruttano la loro attività antiandrogena e antiestrogena, oltre che antinfiammatoria e disinfettante urinaria.

La Serenoa repens è una palma nana che cresce in densi agglomerati nelle zone meridionali degli Stati Uniti d'America, i cui frutti maturi essiccati, che assomigliano a delle olive nere raggrinzite, contengono i principi attivi che ci interessano.
Studi effettuati sia in vitro che in vivo, hanno dimostrato un'azione della Serenoa volta a diminuire la trasformazione del testosterone in 5-alfa reduttasi, che è una sostanza la cui eccessiva produzione può portare all'ipertrofia della ghiandola prostatica. Inoltre la Serenoa agisce riducendo la crescita delle cellule epiteliali prostatiche, può contribuire anche a ridurre l'iperplasia della muscolatura liscia e anche l'edema interstiziale della prostata stessa.
L'azione di questa pianta, rispetto ai farmaci di sintesi, può risultare talvolta più lenta nel conseguire il risultato, ma non c'è dubbio che gli effetti determinati dal fitocomplesso contenuto nella Serenoa possono incidere altrettanto significativamente sulla sintomatologia, con un miglior rapporto rischio-beneficio.
Studi clinici hanno infatti dimostrato che il trattamento fitoterapico migliora la sintomatologia soggettiva ed oggettiva, con diminuzione della frequenza notturna e diurna di minzione, minore tensione perineale, diminuito volume residuo di urina, riduzione del volume prostatico e aumento del flusso urinario, a fronte di una minore incidenza di effetti collaterali. E' anche importante sottolineare che la Serenoa repens non altera il quadro ormonale sistemico, né ha effetti negativi sulla libido e sull'attività sessuale.

Ortica
Ortica
L'Ortica, pianta erbacea che tutti conosciamo e che cresce spontanea in tutto il mondo, fornisce due tipi di droga, le foglie e la radice. Quest'ultima ha dimostrato la capacità di alleviare i sintomi della BPH per la sua azione inibente la formazione delle fibrocellule muscolari lisce della prostata; inoltre agisce, con un meccanismo ancora non del tutto chiarito, sullo squilibrio del rapporto androgeni/estrogeni che si osserva nei soggetti con ipertrofia prostatica benigna.

Anche i semi di Zucca, ricchi di acidi grassi essenziali e contenenti cucurbitina e fitosteroli, sono tradizionalmente utilizzati per contrastare l'ipertrofia prostatica benigna, insieme allo zinco e al licopene estratto dal lievito di Riso rosso, un carotenoide che, con selenio e vitamina E, agiscono come antiossidanti contrastando l'azione dei radicali liberi, e sono considerati integratori nutraceutici per la prevenzione antitumorale.

L'Echinacea è una pianta erbacea di origine nordamericana che produce dei grandi fiori violacei, di cui si può usare sia la parte aerea che la radice. In alcuni studi clinici è stato osservato che la somministrazione di preparati fitoterapici contenenti la radice di Echinacea, ha indotto miglioramenti sulla sintomatologia della vescica irritabile e nelle infezioni batteriche della vescica. Questa pianta è utile anche nelle affezioni urologiche, per le sue proprietà immunostimolanti, antisettiche e antinfiammatorie.

Le foglie di Uva ursina sono note ed utilizzate per la loro attività disinfettante urinaria, che è legata principalmente all'azione di un composto, l'idrochinone, che si forma dalla trasformazione dell'arbutina contenuta nell'Uva ursina, in presenza di urine alcaline. Quindi l'attività disinfettante dell'Uva ursina è favorita dall'alcalinità dell'urina, che può essere ottenuta con un'alimentazione ricca di verdure o con l'ingestione di agenti alcalinizzanti, come il bicarbonato di sodio, anche se bisogna considerare che in fase di infezione urinaria, l'urina tende già verso l'alcalinità.
Oltre all'azione antimicrobica è stata anche dimostrata un'attività antinfiammatoria delle foglie di Uva ursina nei confronti di diversi agenti irritanti, attività che può essere quindi utile quando vi sia una condizione di flogosi della mucosa vescicale e dell'apparato urinario. L'uso di questa pianta non ha rivelato effetti collaterali.

Può essere utile anche operare periodicamente una disinfezione dell'apparato urinario con D-Mannosio, uno zucchero naturale estratto dalla corteccia di Betulla, utile in caso di uretrite e prostatite, o Cranberry, che hanno la caratteristica di inibire l'adesione dei batteri alle pareti delle mucose vescicali, riducendo la probabilità di infezioni, che potrebbero essere innescate da eventuali residui urinari causati dall'ipertrofia prostatica.

Associando le diverse piante di cui abbiamo parlato, si realizza quindi una molteplicità di azioni che, integrandosi e potenziandosi fra loro, producono benefici tali da risultare molto utili in caso di Ipertrofia Prostatica Benigna, senza significativi effetti collaterali.

Dott.ssa Marina Multineddu

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