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PREPARAZIONI FITOTERAPICHE TRADIZIONALI E APPUNTI DI ERBORISTERIA



Preparazioni fitoterapiche
Fin dalla preistoria, in tutte le culture umane, è presente l'utilizzo delle piante a scopo terapeutico, per curare le malattie e mantenere lo stato di benessere e la salute.
L'uomo primitivo, pur non conoscendone la composizione, ha sempre intuito quasi per istinto, come ancora fanno tutti gli animali, quali piante utilizzare per mantenere o riacquistare il benessere dell'organismo.

Con il progredire delle conoscenze e della ricerca, l'utilizzo delle piante officinali ha compiuto nel tempo notevoli progressi, diventando, da pratica quasi "magica", una pratica scientifica sottoposta a moderni studi e sperimentazioni, che hanno solitamente confermato le proprietà attribuite a ciascuna pianta dalle antiche tradizioni popolari.

In questo articolo faremo una panoramica dei concetti e dei termini fondamentali della fitoterapia moderna, fornendo anche a chi vi si avvicina per la prima volta gli strumenti necessari per orientarsi con sicurezza nel mondo dell'erboristeria e comprendere a fondo le proprietà dei prodotti naturali.

Farmacognosia



Lo studio moderno delle proprietà medicinali delle piante costituisce l'oggetto della farmacognosia, termine che deriva dall'unione delle parole greche pharmacon (farmaco-veleno-droga) e gnosis (conoscenza), intendendosi col termine "droga" la parte di pianta (radice, corteccia, foglia, fiore, frutto) contenente in maggiore concentrazione i principi attivi dotati di attività farmacologiche salutari (il significato negativo che oggi si attribuisce al termine droga è nato solo di recente).

Farmacognosia significa dunque letteralmente conoscenza dei farmaci o droghe, e studia in particolare le droghe di origine vegetale. Non dobbiamo dimenticare infatti che una parte considerevole dei farmaci oggi in commercio è di origine naturale: la natura si è rivelata sempre un'eccellente fonte di sostanze dotate di attività terapeutica. Portiamo ad esempio la Digitale, sostanza estratta dalla Digitalis pupurea, che ancora oggi è utilizzata come farmaco cardiostimolante.

Fitocomplesso, principio attivo, totum vegetale



Principi attivi
I primi veri studi sperimentali sulle droghe vegetali risalgono al 1500 ad opera del botanico Francesco Bonafede, che creò a Padova il primo Orto Botanico, dove istituì un "Orto dei Semplici" (i Semplici = le piante officinali).
Fu però solo alla fine del 1800 che, con il progresso della ricerca e della strumentazione, si è riusciti a identificare molte molecole responsabili degli effetti terapeutici delle droghe. E' nata allora la definizione di "principio attivo", termine che indica quelle sostanze del metabolismo cellulare delle piante, che, introdotte nell'organismo umano, interferiscono col suo metabolismo producendo effetti terapeutici.

L'insieme di tutti i principi attivi costituisce il "fitocomplesso" caratteristico di ogni pianta, la cui azione globale è superiore a quella di ciascun principio attivo purificato. L'isolamento dei principi attivi purificati estratti dalle droghe permette di standardizzarne il dosaggio, ma, per avere l'azione terapeutica completa di ciascuna pianta, è necessario il "totum vegetale", che rappresenta l'unità terapeutica attiva. Il fitocomplesso rappresenta perciò l'essenza integrale attiva della pianta medicinale, e ad esso si riconoscono proprietà di maggiore compatibilità con l'equilibrio complessivo dell'organismo umano.

In alcuni casi il fitocomplesso può positivamente affiancare i farmaci di sintesi, o, in caso di piccoli malanni o comunque quando le problematiche lo consentano, li può sostituire con una minore probabilità di incorrere in effetti collaterali indesiderati.

Tempo balsamico



Per poter usufruire dell'azione terapeutica delle piante officinali è necessario quindi estrarne il fitocomplesso contenente i principi attivi; per far ciò bisogna innanzi tutto utilizzare le piante nel periodo in cui i principi attivi sono contenuti nella massima concentrazione, è necessario cioè raccoglierle nel loro "tempo balsamico", che dipende da diversi fattori, ambientali e climatici, oltre che dalla natura dei vegetali che si andranno a utilizzare.
In linea di massima, il tempo balsamico per la raccolta delle droghe può essere così suddiviso:
  • le radici, i rizomi e i tuberi si raccolgono durante il periodo di riposo vegetativo
  • della pianta, solitamente nel tardo autunno;
  • le cortecce, le foglie e le gemme si raccolgono in primavera;
  • le sommità delle varie erbe si raccolgono prima o durante la fioritura;
  • i fiori si raccolgono quando sono ancora in boccio;
  • i frutti si raccolgono a completa maturazione;
  • i semi si raccolgono prima della caduta spontanea.

Tecniche di estrazione dei principi attivi



Infusione
L'estrazione dei principi attivi si realizza mediante varie tecniche, dalle più semplici, come l'infuso, ad altre un po' più complesse e specialistiche, a cui accenneremo brevemente.

I principi attivi possono essere estratti dalle piante fresche o da quelle essiccate. Le piante fresche sono utilizzate per la preparazione delle tinture madri, che sono estratti idroalcolici, dei macerati glicerici (o gemmoderivati), che sono ottenuti dalla macerazione in alcool e glicerina di parti giovani di pianta, come gemme o giovani rametti, e successiva diluizione con acqua; si utilizzano piante fresche anche per estrarre gli oli essenziali, o essenze, dalle piante aromatiche, come la Lavanda, il Timo, la Salvia.
Altre preparazioni sono ottenute generalmente da piante essiccate.

Se per estrarre i principi attivi si utilizza come solvente l'acqua, si ottengono gli idroliti; se si utilizza l'alcool etilico si ottengono gli alcooliti o tinture; con l'olio gli oleiti o tinture oleose o oli medicinali; con il vino gli enoliti; con l'aceto gli acetoliti; con la glicerina i gliceroliti.
Gli idroliti, largamente utilizzati nella tecnica erboristica soprattutto casalinga, sono gli infusi, le tisane, e i decotti.

Infusi



L'infuso è la tecnica di estrazione più semplice e immediata, conosciuta da tutti: infatti quando prepariamo un o una Camomilla, stiamo realizzando l'infuso della pianta di cui vogliamo estrarre il fitocomplesso per mezzo dell'acqua calda, che utilizziamo come solvente dei principi attivi.

L'infuso richiede quindi l'ammollo della droga a recipiente coperto in acqua, precedentemente portata ad ebollizione, per un tempo variabile da 5 a 15 minuti circa; dopo il tempo stabilito, che dipende dalla consistenza dei tessuti vegetali utilizzati, più breve per fiori, foglie tenere e sommità ben sminuzzate nel cosiddetto taglio-tisana, un po' più lungo per parti più dure e coriacee, si procede a filtrare il preparato comprimendo leggermente il residuo: la soluzione ottenuta è per l'appunto un infuso, pronto per essere bevuto, caldo o tiepido.

E' importante tenere coperto il recipiente nel quale si prepara l'infuso, onde evitare che i principi attivi volatili evaporino dalla soluzione, specialmente nel caso delle piante aromatiche contenenti oli essenziali, che sono molto volatili.

Gli infusi sono preparazioni estemporanee: devono essere preparate poco tempo prima del loro utilizzo, in quanto contengono in soluzione abbondanti sostanze organiche che potrebbero costituire un substrato ideale per la proliferazione batterica; se ne sconsiglia perciò la conservazione.

Decotti



Se il fitocomplesso è contenuto in tessuti vegetali molto spessi e coriacei come cortecce, radici, tuberi o rizomi, bacche o semi, è necessario realizzare un decotto, tramite il procedimento della decozione, che si attua mettendo in acqua fredda la droga e portandola ad ebollizione, a recipiente coperto, per un tempo che può variare da 5 minuti fino a 15-20 minuti, secondo la consistenza dei tessuti vegetali utilizzati. Si lascia in infusione il decotto ancora per 10-20 minuti a fuoco spento, quindi si filtra schiacciando delicatamente il residuo, e si beve la soluzione ottenuta.
La tecnica della decozione non è adatta per le piante aromatiche contenenti oli essenziali, che con la lunga ebollizione evaporerebbero completamente.
Anche per il decotto si consiglia la preparazione estemporanea subito prima dell'uso, per evitare fenomeni di proliferazione batterica.

Tisane



Tisana
Quando l'infuso o il decotto sono ottenuti miscelando più piante officinali, abbinate allo scopo di potenziare l'azione terapeutica della soluzione finale, tenendo presente anche la loro consistenza, allora si ottiene una tisana.
Una tisana formulata con 4-6 erbe, fino ad un massimo di 8, è da considerarsi appropriata, mentre formulazioni che ne contengano troppe sono da evitare, in quanto le quantità di ciascuna pianta sarebbero così scarse da non riuscire a produrre alcuna azione terapeutica.
Se per ottenere il decotto si mescolano diverse piante, bisogna abbinare tessuti vegetali che richiedano circa lo stesso tempo di ebollizione, e anche in questo caso si ottiene una tisana.

Se le erbe per la tisana sono state scelte con maestria e competenza, solitamente la soluzione ottenuta può essere utilizzata tal quale, senza bisogno di dolcificarla; ma se qualche pianta particolarmente amara, come la Genziana o la Parietaria, o molto aromatica e dal sapore particolarmente intenso, ci disturba, possiamo addolcirla con un dolcificante naturale come il miele, o ancora meglio con una pianta dolcificante naturale, la Stevia rebaudiana, completamente priva di calorie, che si trova in commercio in compressine, gocce, o polvere solubile.

La composizione di una tisana deve seguire regole ben precise.
La formulazione deve prevedere sempre la presenza di un rimedio di base, detto "remedium cardinale", rappresentato da 2 o 3 droghe i cui principi attivi sono specifici per contrastare il disturbo che si intende trattare.
Ad esse si aggiunge un adiuvante, detto "adjuvans", che accresce, per sinergia di azione, l'azione farmacodinamica del rimedio di base.
A questi ingredienti si aggiungono solitamente il complemento, o "costituens", e i correttori, o "corrigens", droghe le cui caratteristiche organolettiche hanno lo scopo di conferire alla tisana un aspetto, un aroma e un sapore piacevoli, che rendano più gradita la preparazione.

Macerazioni



Macerazione
Altre preparazioni che possono essere eseguite in modo casalingo sono le macerazioni, per le quali si possono utilizzare solventi diversi, come vino, aceto, liquori, oppure olio.
Esse si eseguono a freddo, richiedono un tempo abbastanza lungo, e permettono di estrarre i principi attivi della pianta scelta, per mezzo del lungo contatto con il solvente; questo, impedendo il contatto della pianta con l'aria, evita la degradazione del prodotto finale, che può essere quindi conservato per un periodo più o meno lungo.

Dopo un tempo adeguato di macerazione, variabile da circa 10-20 giorni fino anche a 30-60 giorni, se i tessuti vegetali sono legnosi e grossolani, si deve procedere a comprimere il macerato con un torchio e a filtrare il liquido ottenuto, dopo un periodo di posa che serve a fare decantare le impurità più piccole. Un esempio di macerazione è l'oleito di Iperico, o quello di Calendula, ottimi per la salute e la bellezza della pelle; sono macerazioni anche i liquori casalinghi aromatizzati con Liquirizia, Ruta, Mirto (ottimo quello che si produce in Sardegna); oppure gli oli aromatizzati con Peperoncino, Rosmarino, o altri condimenti aromatici.

Fumenti, suffumigi



Altre tecniche tradizionali per le preparazioni erboristiche casalinghe sono i fumenti, o suffumigi, che consistono nel respirare i vapori di un infuso balsamico, eventualmente con l'aggiunta di oli essenziali o essenze, coprendo il capo con un panno, in modo da realizzare una sorta di camera di vapore in cui effettuare profondi respiri, per facilitare l'immissione in profondità nei bronchi del vapore balsamico ricco di principi attivi medicinali.

Il metodo dei fumenti è utile in caso di malanni dell'albero respiratorio, per i quali si utilizzano piante espettoranti come ad esempio Timo, Eucalipto, Lavanda, Pino.
I fumenti si possono utilizzare anche per fare una pulizia profonda della pelle del viso con Bardana, Timo, Altea, Malva, dall'azione antisettica, depurativa e lenitiva.

Fumigazioni



Anticamente, per disinfettare gli ambienti, si effettuavano le fumigazioni, con erbe o resine dalle proprietà antisettiche come Canfora, Timo, Incenso, Mirra, che erano fatte bruciare su appositi carboncini in un braciere.

Cataplasmi



Un'altra tecnica fitoterapica è il cataplasma, che si effettua ponendo un decotto caldo di semi interi o macinati, o erbe infuse, sulla parte del corpo da trattare: un esempio tipico di cataplasma è costituito dai semi di Lino fatti bollire con acqua e posti in un telo, appoggiati caldi sul torace come risolventi contro la tosse e il catarro (facendo attenzione a non ustionare la pelle).

Estratti fluidi, molli, secchi, titolati



Estratti fluidi, molli, secchi, titolati
Altri preparati più complessi sono in genere riservati a strutture dotate di personale specializzato e strumentazione adatta.
E' il caso degli estratti, che si ottengono per macerazione o percolazione delle droghe nel solvente, ma che successivamente vengono sottoposti a concentrazione mediante evaporazione della soluzione, fino ad ottenere estratti fluidi, molli o secchi, secondo la quantità di solvente residuo.
Gli estratti fluidi hanno solitamente una gradazione alcolica di 20° che ne facilita la conservazione e sono concentrati in modo che ad 1 grammo di estratto corrisponda 1 grammo di droga fresca.

Gli estratti molli possono contenere una piccola percentuale di acqua, quindi hanno una conservazione più limitata, e generalmente ad 1 grammo di estratto molle corrispondono 5 grammi di droga fresca.

Gli estratti secchi rappresentano la forma più concentrata del fitocomplesso e si presentano solitamente sotto forma di polvere disidratata, per cui sono più stabili alla conservazione; sono solitamente confezionati in compresse con aggiunta di eccipienti stabilizzanti, oppure in capsule.

Attualmente, è possibile reperire nelle erboristerie specialità fitoterapiche confezionate in capsule, contenenti l'estratto secco titolato, che garantisce una concentrazione nota e costante dei principi attivi, a cui è addizionata anche la pianta "in toto" disidratata e polverizzata: in questo modo si ottiene il duplice vantaggio di avere il dosaggio standardizzato dei principi attivi, ma anche il "totum vegetale" cui si è precedentemente accennato, per un'azione terapeutica più completa.

Dott.ssa Marina Multineddu

Trovi alcuni prodotti utili per realizzare le preparazioni descritte nell'articolo, nelle sezioni:



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